Qualche giorno fa mi sono imbattuta in una puntata speciale del podcast “Muschio Selvaggio”, in cui gli speaker Luis Sal e Fedez hanno avuto come ospite l’imprenditrice digitale Chiara Ferragni. Mi sono presa un’ora di tempo per guardare integralmente il video e ascoltare a fondo tutte le tematiche sollevate nell’intervista. Premetto che seguo entrambi su Instagram, con il giusto livello di curiosità professionale e personale. Mi appassiona cercare di comprendere come utilizzino i loro profili per scopi pubblici e privati e quanto sia potente la loro voce per l’audience a cui si rivolgono. Per soddisfare la mia curiosità quindi, ho ascoltato l’intera puntata e qui riporto qualche riflessione.
Io lavoro con i Social Media tutto il giorno, tutti i giorni. Conosco il “dietro le quinte” e sono sempre pronta a far valere la mia opinione quando qualcuno dice “è un lavoro inutile, non ci vuole nulla”. Non è così. Ovvio, non stiamo scrivendo formule matematiche o progettando ponti nel vuoto, ma vi assicuro che anche in questo campo servono le competenze giuste. Nel nostro ambito, per fare un semplice esempio, se si comunica male un concetto o si utilizzano frasi malamente interpretabili, la reputazione aziendale costruita nel corso di anni può essere annientata in 0,2 secondi. Vi ricordate il caso Dolce & Gabbana con la Cina? O il caso Barilla con le famiglie tradizionali? Lo stesso vale per Chiara, Fedez e tutte quelle celeb che prendono in mano lo smartphone e ogni giorno si espongono davanti a milioni di persone. Oggi non discuterò di come si debbano utilizzare le strategie o come gestire le crisi sui social media: vorrei porre l’attenzione invece su come sia nato l’impero Ferragni e come siano cambiate le nostre abitudini.
Nel podcast Fedez, Luis e Martin fanno diverse domande a Chiara: le chiedono come sia nato tutto con il primo social media, come gestisce lo stress lavorativo, come gestisce gli attacchi degli haters. Ma la questione che più mi ha colpito tra queste domande è l’accento che ha messo Fedez all’ambizione che aveva inizialmente chi ce l’ha fatta davvero. Il rapper nell’intervista dice: “Chi si realizza è perché ha una mancanza da una parte e un’ossessione dall’altra”. Ha bisogno di trovare se stesso o rincorre qualcosa in cui crede tantissimo. E Luis aggiunge: “Chi sta bene nella vita non fa niente”. Sono pienamente d’accordo. Si tratta di un sentimento che colpisce anche me: questa voglia di spaccare il mondo senza aver compreso a fondo dove si possa arrivare, ma nonostante tutto continuare a cercarsi e a progettare.
Io ho avuto la fortuna di andare al Festival del Cinema di Venezia ed ero lì nel momento della prima di “Chiara Ferragni – Unposted” (dico la verità, per motivi lavorativi è stato l’unico “film” che sono riuscita a vedere – alle 22:30, per farvi capire). Mi ha mosso la stessa curiosità di capire cosa c’è dietro della visione di questa puntata di Muschio Selvaggio. Il documentario non mi ha particolarmente colpito perché, seguendo Chiara, non ho trovato risposte a me sconosciute. La maggior parte dei contenuti era relativo a ciò che lei pubblica sul suo profilo Instagram quotidianamente. Mi ha fatto invece riflettere la visione che hanno i professionisti del settore rispetto alla figura di Chiara. Come dice Fedez nel podcast, “è la donna più influente nel mondo della moda, secondo Forbes”. Il suo caso è studiato ad Harvard (e qui mi sento di dire che il merito va riconosciuto anche al suo team e al suo ex fidanzato). Ma per molti è ancora “la ragazza stupida che si fa le foto”. Forse non tutti sanno che è CEO delle sue aziende, ha un team di dipendenti e non è solo ciò che vediamo su Instagram. Con questo non voglio elevare la Ferragni ad uno status irraggiungibile, solo far riflettere sulla sua oggettiva e potente voce nel panorama internazionale, su come sono cambiati i social media e le professioni digitali, come la generazione Z sia a volte difficilmente raggiungibile per i cosiddetti “boomer” di oggi.
Qualche giorno fa, un’amica dell’università ha pubblicato una bellissima riflessione a tal proposito. Il focus del suo ragionamento era “i giovani spesso hanno più competenze dei grandi che dominano le posizioni prestigiose. Eppure non hanno voce in capitolo, non vengono presi sul serio e la maggior parte delle volte sono pagati una miseria”. Questo aspetto è fondamentale per capire la diversità che c’è nella nostra società rispetto al tema della comunicazione digitale. I boomer a volte pensano di conoscere a fondo i meccanismi relativi al web. Ma i giovani spesso ne sanno di più. Questa dovrebbe essere una grande risorsa. Non entro in polemica e torno al podcast.
Un altro bellissimo spunto di riflessione di questa ora di chiacchierata è legata proprio a questo tema: i giovani, i social media e i follower. Luis dice: “oggi se a un ragazzino proponi 100 mila follower o 100 mila euro secondo ci pensa. Io (millennial) sceglierei subito i soldi”. Ma ci pensate? Quanto sono entrati nella nostra vita meccanismi che fino a 10 anni fa erano impensabili? I social sono parte di noi, indiscutibilmente. Ciascuno con il proprio linguaggio, la propria piattaforma (che sia TikTok, Instagram Facebook, Twitter e chi più ne ha ne metta). Ma con lo stesso focus di base: la visibilità e la condivisione.
Oggi se a un ragazzino proponi 100 mila follower o 100 mila euro secondo me non sa darti una risposta immediata: ci deve pensare.
Luis Sal
Con questo voglio dire che magari ha ragione Luis e Instagram tra 5 anni non esisterà più, ci saranno altre app di successo; ma è oggettivamente cambiato il modo di approcciarsi al mondo digitale. Per i grandi brand che smettono di investire in Facebook Ads quando Zuckerberg non prende posizione politica. Per le piccole realtà che con i #suppliedby si affidano a un’influencer regalando un prodotto, sperando che lo promuova. Per l’utente che posta una storia, tagga qualcuno e spera di essere ricondiviso. Per la stessa Chiara che guadagna moltissimo con un post sul suo feed. Sono cambiati i linguaggi e sicuramente, la Ferragni in questi anni ha saputo imporre il suo, costruendosi la credibilità necessaria che le ha permesso di diventare l’influencer / la creator / l’amica virtuale di milioni di persone. E no, non è solo “quella che fa le foto” per Instagram. Dietro a quelle foto (per ogni influencer) c’è molto di più.
Per chi volesse dedicare un’ora del proprio tempo alla visione dell’intervista e magari commentare con me questo episodio, ecco il video!
Grazie!
Marika
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